Il ministro del Welfare, Roberto Maroni è intervenuto nella polemica sulle lettere inviate dall’Inps a circa 1.500 coppie di anziani assicurando che il Governo «interverrá per evitare che chi ha giá una pensione molto bassa sia costretto a restituire pochi euro».
Diversa invece – ha sottolineato Maroni – la situazione delle altre prestazioni legate al reddito indebitamente erogate dall’Istituto e sulle quali l’Inps fa una verifica ex post. Su questa situazione, giá affrontata dal Governo Prodi e dallo stesso Governo Berlusconi nel 2002, l’Esecutivo si comporterá «nello stesso identico modo». Allora si decise una sanatoria totale per quei pensionati che avevano redditi fino a 16 milioni annui di vecchie lire e parziale (restituzione del 75% delle somme indebitamente ricevute) per gli altri.
«Quello degli indebiti – ha detto Maroni – è un fenomeno che si è riproposto perchè è fisiologico in un sistema in cui le verifiche sui redditi sono a posteriori. Questo comporta che ci siano pagamenti che non erano dovuti. La situazione si è presentata con il Governo Prodi e poi nel 2002. Faremo una sanatoria nello stesso identico modo».
Per quanto riguarda invece gli aumenti delle pensioni minime a 516 euro (per i settantenni con un reddito personale di meno di 13 milioni di vecchie lire al mese o uno familiare di 21,5) e le richieste di rimborso di quanto indebitamente ricevuto da parte dell’Inps, Maroni ha detto che si tratta di «3.000 casi su 1,8 milioni» di aumenti. «Sappiamo quale è il problema – ha detto – intendiamo risolverlo. Ho incontrato il presidente dell’Inps, sta facendo una verifica accurata dei dati. Ancora non è completa. Prima della verifica non ci sará nessuna richiesta di restituzione e rimborso. Interverremo per evitare che chi ha una pensione molto bassa sia costretto a restituire pochi euro».
Maroni comunque ha assicurato che il Governo «intende modificare» un sistema che rischia di penalizzare la coppia di coniugi rispetto al pensionato singolo. «Interverremo – ha aggiunto – perchè non ci sia una penalizzazione». Secondo il ministro «c’è stato un allarme ingiustificato» facendo «pura demagogia». «Interverremo – ha concluso – affinchè gli errori dell’Inps non debbano ripercuotersi sulle magre finanze dei pensionati».
Sugli indebiti e sull’aumento delle pensioni minime a 516 euro i deputati dei Ds hanno presentato oggi una interpellanza al ministro del Welfare che sará discussa il 15 gennaio alla Camera. I Ds chiedono al Governo quante revisioni del trattamento pensionistico minimo sono in corso, qual è il termine e con quali procedure saranno rimborsati i pensionati che si sono giá visti decurtare l’assegno, come e con quali risorse l’esecutivo manterrá la promessa elettorale di 516 euro per tutti i pensionati al minimo e come funzionerá la sanatoria annunciata dal ministro Maroni.
I sindacati hanno chiesto al Governo una convocazione sulla questione delle pensioni minime e la revisione degli «errori di impostazione» del provvedimento sull’aumento a 516 euro. I criteri adottati – ha spiegato il segretario confederale della Cisl Pierpaolo Baretta – «non sono esaustivi. Solo la metá degli aventi diritto ne ha potuto usufruire. Sarebbe utile che il governo ci convocasse per garantire a tutti coloro che ne hanno bisogno pensioni dignitose».
La Cgil ricorda che i sindacati dei pensionati avevano «chiesto due anni fa di modificare i tetti di reddito di riferimento per permettere di accedere al beneficio ad ambedue i coniugi con pensione inferiore al milione» ma che «il Governo non ha mai voluto discutere, nè incontrare i sindacati». «Se è vero che il ministro Maroni vuole aumentare la platea dei beneficiari fino a raggiungere i 6 milioni di ‘potenziali aventi dirittò – afferma il segretario dei pensionati della Cgi, Betty Leone – è giunto il momento di fare atti concreti».
L’Inps fa marcia indietro: nessuno restituirá la pensione
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