Egregio Sig. Direttore,
Siamo Antonio e Giuseppe Milioti, rispettivamente di 35 e 32 anni, figli di Carmelo Milioti, meglio conosciuto come
“Milcar”, morto nell’agosto del 2003.
In merito alla vicenda relativa alla manifestazione Fabaria R ally, in cui gli scriventi da anni partecipano in qualità di
concorrenti, preme sottolineare e pare doveroso esternare qual’era l’intento e la finalità della richiesta di inserire
nella suddetta manifestazione un trofeo alla memoria e al ricordo dell’uomo, nonché papà sportivo, Carmelo Milioti,
Milcar.
Invero, non può non rilevarsi che nostro padre, cosi come si può facilmente evincere dalle fonti e dalla storia
sportiva enucleata nel libro raccoltaAci, è stato uno dei fondatori della scuderia automobilistica organizzatrice dell’
evento “Favara Rally Team”, nata nel 1984.
A costituire detta scuderia furono un gruppo di piloti di Favara, appassionati di rally, e alcuni di essi conosciuti con
gli pseudonimi di Milcar, appunto,Winner, MG e Wilson.
Nostro padre, oltre ad essere impegnato sin dai primi anni ’80 in diverse competizioni rallystiche di rilievo nazionale,
tra cui la finale del campionato nazionale, è salito al podio in svariate manifestazioni regionali.
Di non poco momento, per quello che qui interessa, risulta la vittoria raggiunta dal medesimo alla seconda edizione
del Fabaria Rally disputata nel lontano 1991.
Ora, venendo alle notizie giornalistiche dei giorni scorsi e al servizio televisivo di Striscia la notizia, volevamo
rappresentare che, nostro padre, ucciso in un agguato di mafia nel 2003, per noi è stato e continua ad essere un
esempio di uomo sportivo amante del rally, della competizione e rispettoso dei principi e dei valori che
caratterizzano questa disciplina.
Ci ha insegnato che lo sport è importante poiché conserva, anche nelle espressioni agonistiche più alte, il carattere
di confronto leale e gioioso, di incontro e rapporto amichevole; la vittoria e la sconfitta fanno parte della vita di tutti noi e quindi bisogna saper vincere senza arroganza e perdere senza risentimento e rancori.
Le vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto, risalgono ad un periodo della nostra vita in cui non eravamo
consapevoli di nulla e non comprendevamo il significato e l’importanza di un processo o di una sentenza di
condanna.
La nostra è stata una richiesta alla società organizzatrice fondata sul ricordo all’uomo sportivo. Nulla di più.
A noi non interessa la mafia, utilizzare comportamenti violenti o le imposizioni; noi non vogliamo neppure, cosa che molti caldeggiano volentieri per apparire, essere immortalati come “falsi paladini della legalità e dell’antimafia”.
Noi siamo rispettosi delle leggi dello Stato, delle istituzioni e delle forze di polizia tutte.
Noi siamo degli onesti lavoratori, padri di famiglia e con sacrificio e dignità vogliamo crescere i nostri figli in questa
nostra terra di Sicilia, con l’educazione, i principi e i valori trasmessi da nostro padre, che volevamo ricordare così,
quale uomo di sport, slegato da qualsivoglia vicenda illecita che lo ha interessato.
Ci scusiamo con gli organizzatori, con le istituzioni e con tutti i cittadini se, con il nostro comportamento e la nostra
richiesta di “trofeo , “Favara è stata fatta apparire quale città che sale alla ribalta nazionale per eventi negativi e
collegati alla mafia, quando invece, meriterebbe di essere ricordata per quello che di positivo riesce a dare e per
notizie degne di una società civile che sta crescendo.
Grazie per l’attenzione dedicata.
Antonio e Giuseppe Milioti
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