È questo il bilancio dell’attività di sequestro eseguita dai finanzieri del GICO del Nucleo di Polizia Tributaria di Caltanissetta e dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Enna, coadiuvati nelle fasi esecutive dai colleghi della Compagnia Carabinieri di Piazza Armerina. A coordinare le indagini la Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta.
Il decreto di sequestro ai fini di confisca di attività economiche, beni mobili e immobili, assicurazioni e conti correnti postali e bancari è stato emesso dal Tribunale di Enna a carico di Gabriele Giacomo Stanzù di 57 anni di Capizzi, già in carcere per omicidio aggravato dal metodo mafioso, e i terzi congiunti: Elisabetta Buttaccio Tardio di 30 anni di Nicosia; Domenica Stanzù di 52 anni; Benedetta Stanzù di 54 anni; Nicola Antonino Stanzù di 40 anni, tutti di Capizzi, e Carlotta Conti Mammamica di 41 anni di Enna.
Nell’ambito dell’attività investigativa particolare rilievo hanno assunto le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, acquisite tra il giugno 2011 e il maggio 2012, dalle quali emergono qualificati contatti, almeno a far data dal 1998, tra lo Stanzù e l’organizzazione mafiosa denominata cosa nostra e in particolare con la famiglia di Enna, oltre che con soggetti della malavita gelese e in particolare Daniele Emmanuello (deceduto in un conflitto a fuoco in occasione della sua cattura nel 2007).
Il Tribunale di Enna – Misure di prevenzione, riunito in camera di consiglio, ha pienamente concordato con l’impianto accusatorio della Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, disponendo il provvedimento di apprensione materiale dei beni sequestrati e la successiva immissione degli stessi in regime di amministrazione da parte dello Stato.
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