”Se l’arresto del boss rappresentò una vittoria dello Stato sulla mafia, lo stesso non può dirsi per la sua morte, avvenuta senza che si sia mai riusciti a fare chiarezza su alcuni dei momenti più bui della storia italiana”.
Ad affermarlo è Giuseppe Ciminnisi, Coordinatore Nazionale dei Familiari Vittime di mafia dell’Associazione ”I cittadini contro le mafie”.
”Riina –dice Ciminnisi– si è portato nella tomba i suoi segreti. Anni di sangue e stragi che hanno visto cadere per ignobile mano assassina semplici cittadini, appartenenti alle forze dell’ordine, magistrati e alte figure istituzionali”. ””Totò u curtu” –dice ancora Ciminnisi– si faceva vanto di essere l’unico artefice di quei misfatti. Eppure, per quanto ricostruito in anni di indagini e processi, è difficile pensare che fosse lui la mente che per decenni ha gestito grandi spazi del potere criminale, politico ed economico del nostro Paese”. ”Lo Stato, ancora oggi, –conclude– ha il dovere di mantenere alta la guardia per evitare che altre belve umane prendano il posto di ”Totò u curtu”, costringendo gli italiani onesti a subire vessazioni, violenze e nuovi lutti”.
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