C’è chi si rivolge contro l’assenza della dichiarazione prevista dalla legge Severino, c’è chi chiede a gran voce il riconteggio dei voti e c’è chi propone di riscrivere la distribuzione dei 70 seggi occupati dai nuovi onorevoli del parlamento siciliano.
Per quanto riguarda il territorio agrigentino, l’ex presidente della Provincia, Vincenzo Fontana, ricorrerebbe contro tutti gli eletti del M5S. Lo farebbe insieme al candidato palermitano Francesco Paolo Scarpinato; l’obiettivo sarebbe quello di rivedere i risultati e ottenere così il seggio per Scarpinato – della lista ”Alternativa popolare – Centristi per Micari” – e conseguentemente una redistribuzione dei seggi in tutte le circoscrizioni.
In parole povere se ”saltasse” qualche pentastellato, si innalzerebbero le percentuali delle altre liste, compreso il movimento di Alfano che alle scorse regionali non ha superato la soglia del 5%. Fontana, con ben 5.296 voti, è risultato il più votato in Alternativa Popolare ma appunto lo scoglio del 5% non ha fatto scattare il seggio.
Restando in territorio provinciale, anche Salvatore Cascio con i suoi oltre 5mila voti è rimasto fuori dall’Ars. Il ”primo posto” nella lista provinciale di PDR – Sicilia futura si appellerebbe alla legge Severino per ricorrere, anche lui, contro alcuni deputati del M5S. Richiesta del ricorso sarebbe quella di correggere i risultati elettorali per ottenere il seggio di Sicilia Futura e la sua conseguente elezione.
Gli esiti di tutti i ricorsi dei candidati siciliani al Tar si decideranno tra le sale dei tribunali amministrativi siciliani. Le prime udienze in merito sono previste per il prossimo 23 febbraio, le ultime nel mese di aprile. Un arco di tempo entro il quale non è esclusa la possibilità che potrebbe cambiare l’ancora nuovo volto dell’Ars.
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