Revocati gli arresti domiciliari all’ex assessore del Comune di Naro, Francesco Lisinicchia. Il gip, ritenendo affievolite le esigenze cautelari, ha disposto per lui la presentazione alla polizia giudiziaria per tre volte a settimana.
Poche ore dopo l’interrogatorio di garanzia, durante il quale l’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere, il Gip del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, ha revocato gli arresti domiciliari a Francesco Lisinicchia, 49 anni, ex assessore del Comune di Naro.
Lisinicchia è accusato di avere esercitato pressioni sull’imprenditore di Gela Giuseppe Romano, che ha in appalto il servizio di raccolta differenziata dei rifiuti a Naro, per costringerlo a stipulare un contratto di vigilanza con una società del Palermitano di cui lo stesso Lisinicchia è dipendente e responsabile di zona.
I legali difensori di Lisinicchia hanno prodotto al giudice la documentazione che attestava la sua uscita dalla giunta comunale, avvenuta qualche settimana prima dell’arresto. Il Gip ha pertanto ritenuto di sostituire la misura cautelare dei domiciliari con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per tre volte alla settimana.
“Il provvedimento di revoca da parte del sindaco della nomina di assessore fa venire meno la funzione pubblica strumentale alla commissione del reato e risulta idonea ad affievolire le esigenze cautelari”, ha stabilito il Giudice per le Indagini Preliminari.
Lisinicchia, secondo l’accusa, avrebbe minacciato implicitamente il titolare della ditta concessionaria del servizio di raccolta dei rifiuti per ottenere il contratto di guardiania, per oltre 65mila euro annui. L’operazione è stata condotta dai carabinieri. Tra le pressioni velate fatte dall’ex amministratore ci sarebbero stati anche provvedimenti sanzionatori e allusioni a possibili danneggiamenti dei mastelli.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore Vella e dal pubblico ministero Chiara Bisso, ipotizzava a carico di Lisinicchia, che è pure consigliere comunale di Naro, il reato di concussione. Il Gip, tuttavia, ha ritenuto provata, sul piano indiziario, l’accusa più lieve di “tentata induzione indebita a dare o promettere altre utilità”.
Commenta articolo