La pena più alta è un anno e due mesi di reclusione. Dopo più di otto anni dal crollo di palazzo Lo Jacono, ad Agrigento, il tribunale ha emesso la sentenza di primo grado nei confronti degli imputati: 5 condanne e 4 assoluzioni.
Cinque condanne e quattro assoluzioni. Questa la sentenza pronunciata ieri dai giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Giuseppe Melisenda Giambertoni, al processo per il crollo di due secentesche strutture nobiliari del centro storico di Agrigento, i palazzi Schifano e Lo Jacono Maraventano, cadute al suolo fra il 14 marzo e il 25 aprile del 2011.
Il palazzo Lo Jacono, il secondo a crollare, cedette appena un paio di giorni dopo la processione del Venerdì santo, quando migliaia di persone erano sul posto ad attendere il passaggio del simulacro. Venne giù all’alba del lunedì di Pasqua, quando fortunatamente in quel momento la strada era deserta.
Le condanne sono state decise solo per il crollo del palazzo Lo Jacono. La pena più alta, un anno e due mesi di reclusione, è stata data all’architetto Gaspare Triassi, funzionario del Comune di Agrigento e direttore dei lavori di messa in sicurezza del palazzo Lo Jacono. Un anno di reclusione per Giuseppe e Carmelo Analfino, responsabili dell’impresa che eseguì i lavori, la ditta “Edil.Co.A.”, lavori che – secondo il consulente della Procura – furono “non inutili ma dannosi”.
Un anno di reclusione anche per il geometra Andrea Patti, componente del collegio di progettazione e direzione dei lavori urgenti per la messa in sicurezza, e per l’architetto Calogero Tulumello, responsabile unico del procedimento di messa in sicurezza.
Alcuni imputati condannati sono stati assolti da alcuni capi di imputazione, mentre per altri è stata dichiarata la prescrizione. Ad ogni modo i cinque condannati, oltre alle pene inflitte, dovranno anche risarcire i proprietari di alcuni immobili che vennero fatti evacuare in seguito al crollo di palazzo Lo Jacono.
I quattro assolti per non aver commesso il fatto sono invece Attilio Sciara, responsabile della protezione civile, Giuseppe Principato, dirigente dell’Ufficio tecnico, il geometra Marcello Cappellino e Calogero Analfino, uno dei responsabili della ditta “Edil.Co.A”.
Durante la requisitoria, il pm Alessandra Russo aveva chiesto la condanna di otto dei nove imputati. Secondo l’accusa ci sarebbero state delle responsabilità nel sottovalutare il rischio di un imminente crollo che, solo per un fortunato caso, non ha provocato vittime.
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