29 anni sono passati dall’omicidio del giudice Rosario Livatino. Il ricordo del magistrato che pagò con la vita i suoi alti valori di giustizia.
Fu un agguato di matrice mafiosa a uccidere il giudice canicattinese Rosario Livatino. Il magistrato si stava recando ad Agrigento per prestare servizio in tribunale come ogni giorno quando, lungo la vecchia statale 640 tra Canicattì e il capoluogo, la sua Ford Fiesta di colore rosso venne raggiunta dagli spari dei killer.
Era il 21 settembre del 1990, con oggi sono passati esattamente 29 anni. Il “giudice ragazzino”, così venne definito Livatino che a 23 anni conseguì la laurea in Giurisprudenza con il massimo dei voti. Il suo lavoro, spinto dai suoi ideali, per alcuni risultava però troppo scomodo.
Rosario, prima ancora che giudice, era un giovane. Era un ragazzo che, per amore di giustizia, ha rinunciato a tutto (anche a sé stesso) pur di dare un futuro migliore agli altri. Un modello che, dopo quasi un trentennio, rimane vivo tra chi ha imparato a conoscerlo. Uomo di valori e di fede, una sua citazione recita: “Alla fine non ti chiederanno quanto sei stato credente, ma quanto sei stato credibile”.
Ogni anno, presso la stele commemorativa di Rosario Livatino, il giudice ragazzino viene ricordato proprio nel luogo del suo martirio.
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