La pistola revolver 357 utilizzata dal cinquantaduenne favarese Angelo Maria, per uccidere la madre Antonia Volpe, aveva la matricola abrasa ed era detenuta illegalmente. Non si trattava dunque della pistola che era legalmente detenuta dal padre defunto. Lo hanno accertato i carabinieri della Compagnia di Agrigento, e i loro colleghi della Tenenza di Favara. Poi il cinquantaduenne, operatore scolastico, si sarebbe tolto la vita con il revolver che era del padre defunto.
Le due pistole sono state sequestrate, in quella detenuta illegalmente c’erano 6 proiettili, di cui due esplosi. Verrà adesso, inviata agli esperti del Ris di Messina per stabilire se sia stata o meno utilizzata in altri fatti delinquenziali, e per provare a tracciare la strada che ha seguito per giungere fino all’abitazione dove si è consumato il fatto di sangue.
Con il passare delle ore, dopo un’intera notte di indagini e interrogatori, il quadro di quanto è avvenuto ieri sera in via Bachelet a Favara sembra essere divenuto più chiaro. La Procura della Repubblica di Agrigento, con il procuratore facente funzione Salvatore Vella e il pubblico ministero Chiara Bisso, sta indagando per omicidio-suicidio, che sembrerebbe essere maturato tutto in ambito familiare.
Gli investigatori per ore hanno ascoltato più persone, soprattutto il figlio e fratello delle vittime, un imprenditore di 46 anni, che ha trovato i cadaveri, e ha dato l’allarme. Antonia Volpe è stata trovata sul divano della cucina, con più coperte addosso. Soltanto quando la salma è stata portata all’obitorio, è stato scoperto dal medico legale, che aveva sul petto un foro di entrata e di uscita. Quindi sarebbe stato è un omicidio premeditato, visto che il cinquantaduenne, che era incensurato, s’è procurato la pistola con matricola abrasa, per mettere in atto l’omicidio-suicidio.
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