Complessivi 9 anni di reclusione sono stati chiesti per per un netturbino cinquantacinquenne di Favara, arrestato il 10 gennaio del 2019, e poi tornato libero per scadenza dei termini, accusato di violenza sessuale e maltrattamenti ai danni della figlia. La richiesta è del pubblico ministero Gloria Andreoli a conclusione della requisitori. Nove mesi, con le accuse di false dichiarazioni al pubblico ministero e favoreggiamento, sono stati invece chiesti per la moglie e due cognati dell’imputato, che avrebbero mentito, quando furono chiamati a testimoniare, per sviare l’inchiesta.
I giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara, hanno aggiornato l’udienza al 22 febbraio per le arringhe conclusive degli avvocati difensori Salvatore Cusumano e Davide Casà. Subito dopo sarà emessa la sentenza.
Da evidenziare che la presunta vittima, nel corso dell’incidente probatorio, ha confermato le accuse nei confronti del padre. I fatti contestati al netturbino, risalgono al periodo, che va dal gennaio del 2016, fino al settembre del 2017. La giovane, dopo la separazione dal marito, era tornata a vivere dai genitori, insieme ai tre figli. In quel momento, secondo la ricostruzione, sarebbe iniziato l’incubo fatto di violenze sessuali, percosse e umiliazioni di ogni genere. In una circostanza il congiunto le avrebbe puntato una pistola contro, costringendola a raggiungerlo nella camera da letto, e sempre tenendo l’arma in mano, l’avrebbe spogliata e violentata.
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