Il Gip del Tribunale di Agrigento, Iacopo Mazzullo, ha rimesso in libertà per difetto di giurisdizione quattro tunisini componenti dell’equipaggio di un peschereccio che erano stati bloccati e portati in carcere con l’accusa di “atti di depredazione”. Secondo l’accusa avrebbero preteso soldi e telefoni cellulari per non lasciare morire 40 migranti a bordo di un barchino alla deriva senza motore.
Il giudice, dopo avere qualificato il fatto come estorsione, ha chiarito che l’episodio sarebbe avvenuto al di fuori delle acque territoriali dove, solo in presenza di casi tassativi, le autorità italiane hanno la possibilità di intervenire. Il fascicolo era stata aperto il 18 luglio scorso. Un gruppo di 40 migranti, subito dopo l’approdo a Lampedusa, ha raccontato ai finanzieri che l’equipaggio di un motopesca aveva aggredito gli occupanti di tre barchini in difficoltà pretendendo soldi e telefoni cellulari in cambio del loro aiuto.
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