Il Governo regionale aveva “controproposto” ottobre 2019 come data per l’elezione delle ex Province siciliane. Una alternativa allo slittamento alla primavera del 2020 passato all’Ars la settimana scorsa. La proposta è stata però ritirata dallo stesso Musumeci e adesso si rifà tutto da capo; a decidere sarà la conferenza dei capigruppo. La “telenovela” sull’elezione degli organi di rappresentanza delle ex Province, commissariate da 6 anni, continua.
Una vicenda politica che pare assumere i connotati di una “telenovela”. Dopo due ore di confronto in Sala d’Ercole, ieri il presidente della Regione Nello Musumeci ha deciso di non sottoporre al voto il nuovo rinvio delle elezioni provinciali.
Nella seduta precedente l’Ars aveva approvato una norma con cui si rinviavano le elezioni degli organi dei Liberi Consorzi e delle Città Metropolitane dal prossimo 30 giugno ad aprile 2020. Subito era arrivata la risposta del Governatore, che annunciava la volontà di presentare un emendamento per far fare dietro front.
A fare dietro front, però, alla fine è stato lo stesso Musumeci. Il Governo aveva infatti presentato un emendamento a firma dell’assessore agli Enti Locali Bernadette Grasso per rinviare le votazioni per le ex Province a una domenica di ottobre 2019. Ieri, dopo un lungo dibattito, il presidente della Regione ha deciso però di ritirare l’emendamento sulla data delle elezioni.
Tutto sembrava pronto per il voto ma, alla fine, il voto non c’è stato. Lo stesso presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè ha avuto un momento di spaesamento quando il Governatore si è rimesso all’aula. La seduta è stata sospesa e, dopo un veloce confronto, Miccichè ha dato notizia che il governo faceva un passo indietro.
La “telenovela” su quando si terranno le elezioni di secondo livello delle ex Province, alle quali saranno chiamati i soli consiglieri comunali dei comuni di riferimento del Libero Consorzio o della Città Metropolitana, continua. Sarà adesso una conferenza dei capigruppo a decidere come procedere. Miccichè ha proposto un disegno di legge ad hoc.
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