Vanno avanti le audizioni dei testimoni nel processo che vede imputato Adriano Vetro, il bidello favarese di 47 anni reo confesso dell’omicidio del cardiologo Gaetano Alaimo, 62 anni, ucciso con un colpo di pistola nel suo ambulatorio di Favara. Nell’ultima udienza davanti ai giudici della Corte di Assise di Agrigento presieduta da Giuseppe Miceli sono stati ascoltati diversi testimoni: due colleghi di lavoro dell’imputato, un neuropsichiatra che lo ha avuto in cura, la sorella e la segretaria.
“Gli ho detto che il dottore Alaimo sarebbe arrivato da lì a poco e ha atteso pazientemente mostrandosi cortese e calmo. Lo stesso aveva fatto la sera prima quando era venuto per una visita”, ha ricostruito la segretaria. I colleghi di lavoro di Vetro hanno dichiarato di non aver mai notato comportamenti strani, disturbi o atteggiamenti sospetti. Il neuropsichiatra ha invece riferito di aver avuto in cura il bidello alcuni anni addietro e di avergli prescritto delle gocce per contrastare ansia e conciliare il sonno.
La sorella, dopo aver ricostruito la storia personale del congiunto, ha ribadito di non aver mai notato episodi particolari e che comunque al fratello pesasse il fatto di non avere la patente.
La psichiatra Cristina Camilleri gli ha riconosciuto un vizio totale di mente legato a un “disturbo delirante persecutorio”. Il processo è arrivato alle battute decisive. Il pubblico ministero Elenia Manno gli contesta la premeditazione e i futili motivi. Il movente sarebbe legato al mancato rilascio di un certificato necessario per il rinnovo del documento di guida. Il processo continua il 14 dicembre con gli altri testi delle parti civili. Subito dopo si passerà a quelli dei difensori, gli avvocati Santo Lucia e Sergio Baldacchino.
Vetro è finito a processo per omicidio aggravato e detenzione di arma clandestina. Il favarese, nel primo pomeriggio dello scorso 29 novembre, si è presentato al Poliambulatorio di Favara, e ha ucciso con un solo colpo di pistola lo specialista nella sala d’attesa. Avrebbe provato ancora a fare fuoco, ma la pistola s’è inceppata. Poi la fuga, e l’arresto per mano dei carabinieri di Agrigento e Favara, in una casa di campagna.
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