Una nuova perizia, da affidare ad un collegio di periti o ad uno specialista di fama nazionale, al fine di accertare la reale capacità di intendere e volere dell’imputato. La richiesta è stata avanzata dal pubblico ministero Elenia Manno alla Corte di Assise di Agrigento presieduta dal giudice Giuseppe Miceli nei confronti di Adriano Vetro, il bidello favarese di 47 anni, reo confesso dell’omicidio del cardiologo Gaetano Alaimo, ucciso con un colpo di pistola nel suo ambulatorio di via Bassanesi a Favara.
Alla richiesta del magistrato si è associata anche la parte civile, rappresentata dagli avvocati Nicola Grillo, Giuseppe Barba e Vincenzo Caponnetto.
Il dottor Pangallo, consulente delle parte civili, ha contestato la perizia della psichiatra Cristina Camilleri, la quale ha ritenuto l’imputato totalmente incapace di intendere e di volere. Ad un altro consulente della difesa, Franco Massimiliano, è stato posto il quesito se, al momento dei fatti, Vetro fosse idoneo, dal punto di vista cardiologico, al rinnovo della patente di guida. Sul punto, Franco Massimiliano ha appurato che, sulla base della certificazione medica, il 47enne al momento del fatto di sangue, aveva i requisiti per il rilascio della certificazione di idoneità cardiologica al rinnovo della patente di guida.
La difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Santo Lucia e Sergio Baldacchino, sostiene ormai da tempo l’incapacità di intendere e volere del bidello. Adesso la Corte di Assise, che scioglierà la riserva il prossimo 15 febbraio, dovrà decidere se nominarne un altro oppure andare oltre. Intanto prosegue l’escussione dei testimoni. Altri quattro sono comparsi in aula. Si tratta dei consulenti di parte chiamati a deporre rispettivamente dalla difesa e dalla parte civile. Le conclusioni rassegnate alla Corte, com’era assai probabile, sono state diametralmente opposte.
Sentito anche il fratello dell’imputato che ha riferito sul lungo percorso medico del congiunto, in cura nel corso degli ultimi anni da diversi specialisti. Vetro è accusato di omicidio aggravato e detenzione di arma clandestina. Il movente sarebbe legato al mancato rilascio di un certificato necessario per il rinnovo della patente di guida. Il favarese, nel primo pomeriggio del 29 novembre dell’anno scorso, si è presentato al Poliambulatorio di Favara, e ha ucciso con un solo colpo di pistola lo specialista nella sala d’attesa.
Avrebbe provato ancora a fare fuoco, ma la pistola s’è inceppata. Poi la fuga, e l’arresto per mano dei carabinieri di Agrigento e Favara, in una casa di campagna.
Commenta articolo